Ottobre è il mese delle giornate che si accorciano, dei primi freddi e di conseguenza dei primi maglioni indossati dopo la stagione calda. È anche, tipicamente, il mese del cambio di stagione e, come ogni anno, ci accorgiamo di come i nostri armadi ospitino capi d’abbigliamento spesso dimenticati o, peggio, acquistati e mai utilizzati.
Negli ultimi anni il settore della moda è diventato tema di crescente discussione in merito al proprio impatto ambientale: il fenomeno della fast fashion, caratterizzato da produzioni rapide e a basso costo, ha portato a enormi quantità di rifiuti tessili e a un elevato consumo di risorse naturali. In questo contesto, l'economia circolare emerge sempre più come potenziale soluzione innovativa, capace di ridisegnare il modo in cui concepiamo la moda.
L'impatto ambientale della moda
La produzione di abbigliamento tradizionale, in particolare quella regolamentata dai protocolli della fast fashion, è responsabile di importantissimi danni ambientali. Secondo uno studio condotto dal Parlamento Europeo in merito all’impatto ambientale delle produzioni tessili, il settore della moda è responsabile di circa il 10% delle emissioni globali di gas serra e del 20% dell'inquinamento delle acque potabili a livello mondiale a causa di processi come la tintura e la finitura dei tessuti, contribuendo a una quantità crescente di rifiuti e all'uso di sostanze chimiche tossiche. Ogni anno, milioni di tonnellate di tessuti vengono prodotti, trasportati e poi spesso eliminati in discarica o inceneriti, contribuendo all'inquinamento atmosferico e alla perdita di biodiversità. Anche le scorte in eccesso giocano un ruolo significativo perché, quando i capi di abbigliamento rimangono invenduti, le risorse utilizzate per produrli – acqua, energia, prodotti chimici e materiali – vanno in gran parte sprecate e si generano ulteriori emissioni e rifiuti, inoltre, per lo smaltimento di questi prodotti. La necessità di adottare pratiche più sostenibili, dunque, non è più un’evidente necessità ma un’assoluta urgenza.
Come aiutare l’ambiente: il ruolo della Fashion Industry
L'economia circolare offre un approccio radicalmente diverso, basato sulla filosofia del riuso e del riciclo. Questo modello incoraggia la creazione di prodotti pensati per durare, ridurre gli sprechi e ripensare il ciclo di vita dei materiali.
Sono diversi, ad oggi, i brand impegnati a ripensare i propri modelli produttivi adottando metodologie più circolari, con l’obiettivo di ridurre scorte invendute e promuovere un'economia più sostenibile. Tra le diverse strategie implementate e messe a sistema ci sono modelli di produzione on-demand e made-to-order, che rispondono alla domanda reale, minimizzando rifiuti, scorte in eccesso ma anche il consumo di risorse naturali. Interessanti e in crescente diffusione anche le iniziative di molti marchi che invitano i clienti a riportare i capi usati e ormai inutilizzati nei punti vendita, spesso in cambio di scontistiche o gadget, per evitare non solo la fine di questi tessuti in discarica ma per poterli riciclare, trasformandoli in nuova vita, e riducendo l’utilizzo di nuovi materiali. Anche le piattaforme di outlet e resale di lusso sono divenute preziose alleate contro lo spreco tessile: le scorte in eccesso, infatti, vengono vendute a prezzi d’occasione senza compromettere l’immagine premium del marchio. Indubbiamente i tempi correnti, dettati dalla digitalizzazione, permettono un’accurata analisi di dati, trend e proiezioni estremamente utile per prevedere al meglio la domanda e ridurre di conseguenza la sovrapproduzione. È poi fondamentale evitare il greenwashing, apportando alle produzioni industriali modifiche autentiche e strutturali, testimoniate da metriche trasparenti, in modo da garantire che i cambiamenti siano effettivi, contribuiscano agli obiettivi climatici internazionali e coinvolgano i consumatori nelle pratiche di sostenibilità, rafforzando reputazione e fiducia.
Swap Party: un nuovo modello di condivisione
Un esempio concreto di come l'economia circolare possa essere applicata nel nostro approccio quotidiano al mondo della moda è rappresentato dagli swap party. Questi eventi sociali offrono un’occasione per scambiare indumenti, calzature e accessori, consentendo alle persone di rinnovare il proprio guardaroba senza dover acquistare nuovi capi e promuovendo allo stesso tempo una cultura della sostenibilità che incoraggia il riuso, la riduzione del consumo e l’apprezzamento per l’abbigliamento usato, spesso simbolo di movimenti culturali, identità sociali e valori di epoche passate. Partecipare a uno swap party significa non solo dare una nuova vita ai vestiti che non si indossano più, ma anche contribuire attivamente a un cambio di paradigma nel settore della moda.
Consapevolezza ambientale, cittadinanza attiva e riuso creativo: un mix strategico per il Pianeta
Ogni cambiamento parte sempre dal basso, ed è per questo che le campagne di sensibilizzazione su tematiche di economia circolare forniscono, oggi più che mai, un tangibile contributo alla causa ambientale in cui i cittadini sono veri e proprio protagonisti del cambiamento culturale necessario per una transizione ecologica a salvaguardia del Pianeta. Negli ultimi anni, oltre alle iniziative ambientali di cittadinanza attiva come ad esempio le attività di raccolta rifiuti e le azioni di riqualificazione urbana, si è diffusa l’arte dell’upcycling, ovvero il recupero di materiali di scarto che, animati da espressività artistica, rinascono una seconda volta in nuove forme. Curiosando per mercatini dell’artigianato, botteghe vintage o vetrine digitali, capita sempre più frequentemente di imbattersi in abiti rivisitati, tessuti recuperati per nuovi progetti sartoriali e accessori realizzati con i più disparati materiali di recupero tra cui pneumatici di biciclette e capsule per il caffè espresso.
Un modo per ribaltare la prospettiva dei consumatori, invitandoli a un consumo più responsabile che motivi a riparare e riutilizzare il proprio guardaroba prima di effettuare nuovi acquisti, preferendo comunque un numero minore di capi ma provenienti da filiere rispettose degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dettati dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
Il cambiamento verso un’economia circolare nel settore della moda richiede la partecipazione attiva di tutti. Ogni scelta consapevole, dal sostenere marchi etici all'organizzare eventi di scambio, contribuisce alla costruzione di un futuro più verde e responsabile. È fondamentale educare le nuove generazioni sull'importanza della sostenibilità e sul potere della consumer awareness, perché scelte più giuste e una maggiore consapevolezza possono fare realmente la differenza.
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